Titolo: Joyland
Autore: Stephen King
Prezzo: € 19.90 Cartaceo
Pagine: 351
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Pandora
TRAMA
Estate 1973, Heavens Bay, Carolina del
Nord. Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a
pezzi, perché la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare lei e guadagnare
qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel
parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di
personaggi: dalla stramba vedova Emmalina Shoplaw, che gli affitta una stanza,
ai due coetanei Tom ed Erin, studenti in bolletta come lui e ben presto
inseparabili amici; dall'ultranovantenne proprietario del parco al burbero
responsabile del Castello del Brivido. Ma Dev scopre anche che il luogo
nasconde un terribile segreto: nel Castello, infatti, è rimasto il fantasma di
una ragazza uccisa macabramente quattro anni prima. E così, mentre si guadagna
il magro stipendio intrattenendo i bambini con il suo costume da mascotte,
Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heavens Bay. E difendere la
donna della quale nel frattempo si è innamorato.
LA MIA RECENSIONE
"Erano ragionamenti stupidi ed immaturi, le fantasie di un ragazzo con troppa immaginazione e il cuore spezzato... O almeno me la racconto così dopo un bel po' di anni, ma chi può dirlo? Quando c'è in ballo il passato, tutti diventiamo romanzieri."
Joyland è il mio secondo approccio (e
mezzo) con il RE, Stephen King; il primo l’ho avuto con “Dolores Claiborne”, il
“mezzo” con “La bambina che amava Tom Gordon” (libro che devo ancora
terminare). So bene che devo farmi una cultura su King, ma diciamo che
prediligendo i classici, non ho mai avuto l’occasione di inoltrarmi in romanzi
come It, Shining o Misery, per dirne alcuni, ma li voglio leggere, anche se
conto di farlo in orari con parecchia luce.
Joyland, è una sorta di giallo anche se,
come è giusto che sia per King, ha anche delle piccole sfumature horror,
sfumature per le quali, ho avuto il timore di alzarmi dal letto la notte, era come se mi sentissi "osservata".
La storia, ambientata nei primi anni settanta,
viene narrata in prima persona dal protagonista, Davin Jones per cui lascia
poco spazio all’immaginazione sulla sorte dello studente universitario, alle
prese con la prima delusione d’amore e con un nuovo incarico presso Joyland, un
luna park ubicato nella Carolina del Nord, proprio affacciato sull’oceano atlantico.
Attraverso un non troppo anziano “Jonesy”,
così rinominato da alcuni membri dello staff di Joyland (ma anche Bamboccio),
veniamo alla conoscenza di altri personaggi più o meno piacevoli; il mio
preferito è senza dubbio Mike Ross, ragazzino debole nel fisico ma con un cuore
talmente grande, da riuscire a riscaldare anche quello della sua stessa madre,
fredda come un ghiacciolo; il meno piacevole? Difficile dirlo, perché in realtà
i personaggi sono stati creati tutti ad hoc, con un loro carattere più o meno
approfondito; a dire il vero, avrei preferito che alcuni fossero stati descritti
più ampliamente, tipo Fortuna la veggente, che a tratti mi ha ricordato la
Cooman (temo che vedrò una Cooman in ogni libro a venire, ove sia presente una
veggente) e a proposito di Cooman, fa piacere leggere che King, abbia inserito
alcune righe dedicate al mondo di Hogwarts, senza contare il fatto che Davin,
durante la storia, è alle prese con la lettura del capolavoro di Tolkien, “Il
signore degli anelli”.
Cosa ho apprezzato molto in questo
romanzo? I ricordi. Già, proprio loro, gli onnipresenti simboli vitali della
vita di ognuno. Cosa saremmo, tra l’altro senza essi? Forse niente.
Dav, ci racconta i suoi ventuno anni attraverso gli occhi di
un uomo che non riesce a staccarsi dal passato, soprattutto da quel passato il
quale, tra profumi e balocchi, mi ha fatto tornare alla mente un certo luna
park oramai in disuso a Roma, il Luneur, con i suoi cavalli, i suoi tiro a segno e la sua
casa dell’orrore e chissà se, come è scritto nel libro, “Non
esiste parco divertimenti degno di questo nome senza un fantasma.”
Un’altra cosa che ho ammirato nella trama,
è l’amore che la fa da padrone, ma non solo quello tra due amanti, ma anche
quella di una madre verso un figlio o di un proprietario di novant’anni verso
il suo parco giochi o semplicemente di Davin verso i suoi ricordi.
Le sfaccettature racchiuse in queste
pagine sono molte, si sorride, si pensa, si soffre e, anche, si piange, quindi sicuramente non ci si annoia mai, anche se gli amanti dell’horror
potrebbero non apprezzare a pieno il fatto che i momenti di suspance siano
pochi (magari abituati ad opere come It, potrebbero rimanere delusi), ma le
pagine scorrono velocemente, la storia prende ed è difficile trovare il
coraggio di chiudere il libro, o perlomeno, per me è stato così.
Concludo scrivendo che lo consiglio certamente anche a chi, come me, non ha una grande cultura su King, ma d'altronde se è il RE, non sarà certo solo per il cognome. ;)
Buona lettura a tutti.
Alla prossima.
Q.
VOTO