Titolo: L’amante di Lady Chatterley
Autore: David Herbert Lawrence
Prezzo: € 7,00 Brossura
Pagine: 464
Editore: Giunti
Collana: Y Classici
TRAMA
Connie è
una giovane donna anticonformista e romantica. Il suo matrimonio con Clifford,
un aristocratico gelido e insensibile, si rivela ben presto una gabbia dorata,
e quando il marito torna infermo dalla guerra, la distanza fra loro diventa
incolmabile. Oppressa dall'aridità che la circonda, Connie non può che essere
attratta dalla sensualità magnetica di Mellors, il guardiacaccia della tenuta.
Tra i due nasce una passione ardente, che cambierà per sempre il loro destino.
Messo all'indice per oscenità appena uscì, questo romanzo rimane ancora oggi un
autentico grido di libertà ed emancipazione.
LA MIA RECENSIONE
Ho da poco
finito di leggere “L’amante di Lady Chatterley” ed il mio giudizio è abbastanza
positivo anche se ammetto che in alcuni punti l’ho trovato un po’ ponderoso.
La storia, nota
ai più, parla di Connie Reid, una donna appartenente alla borghesia scozzese
che, dopo la morte della madre, si trasferisce a Kensigton dove conosce
Clifford Chatterley (di cui diventerà moglie, prendendo così il titolo di Lady
Chatterley), ragazzo appartenente all’aristocrazia inglese che, in seguito ad
una ferita riportata in guerra, diventa invalido perdendo purtroppo anche la sua
virilità.
Sylvia Kristel e Nicholas Clay in una scena dell'omonimo film del 1981, diretto da Just Jaeckin. |
Inizialmente
(ma solo inizialmente) ho ammirato la coppia Connie/Clifford. Lei, nonostante
tutto, si è presa cura di lui, anche se magari si sentiva più in obbligo che
altro; Clifford invece, capendo che non poteva cambiare il suo essere, si è comportato in una maniera invidiabile nei confronti della moglie, sarà forse
per il detto “occhio non vede, cuore non duole”, ma sicuramente tra i due c’era
un’intesa che andava ben oltre il fattore fisico, intesa però che è stata
subito sopraffatta dall’amore di Connie verso il guardacaccia, Oliver Mellors.
Cosa dire su quest’ ultimo personaggio? Ambiguo, veramente molto ambiguo. Avete
presente quelle persone che non si sa mai cosa provano? Ecco, Mellors è proprio
così: un attimo ti fa provare la sensazione, senza ovviamente dirtelo, di
essere la persona più amata di questo mondo, in un altro frangente, invece, ti
fa sentire come se fossi solo il suo “oggetto sessuale”, anche se credo che per
lo più lo faceva per una sorta di autodifesa personale, non tanto perché lo
pensava veramente. Mi ha stupito, però, come mai un uomo che sembra così pieno
di sentimenti altalenanti non abbia mai tratto la figlia in mezzo ai discorsi
sull’avvenire, figlia per la quale ho provato tanta afflizione proprio per l’indifferenza
con cui è stata trattata.
Ho
apprezzato molto le minuziose descrizioni della zona circostante la tenuta di Wragby,
così limpide e chiare che non è stato difficile entrare nelle pagine ed
assaporarne ogni profumo e colore.
Ho amato la
maggior parte dei dialoghi, mi sono segnata tantissime citazioni che a mio
parere sono anche uno spunto per riflettere ma, nel contempo, ho trovato che
alcuni discorsi siano stati un po’ troppo prolissi e quindi pesanti, in
particolar modo quelli tra Connie e Clifford. Parlavano, ma in loro c’era una sorta
di poesia forzata che non mi ha convinta per niente ed a tratti mi ha fatto
anche sbadigliare.
Il finale mi
è piaciuto, l’ho trovato degno di un classico, anche se per un attimo mi ha spiazzata
perché mi aspettavo qualcosina in più (che, ahimé, non posso dire perché altrimenti
rivelerei dettagli importanti sul racconto).
Cosa
aggiungere? Niente di più a parte il consiglio di leggerlo, perché è veramente
ben scritto e la storia merita di essere letta e se siete amanti dei classici,
allora non potete proprio perdervelo.
Via lascio
con questa citazione ricca di sentimento:
“I momenti brutti non hanno mai fatto
appassire i fiori, né l’amore delle donne. Perciò non spegneranno il mio amore
per te, né la piccola fiammella che c’è tra te e me. […] Non importa, non
importa, non torturiamoci. […]C’è tanto di te qui con me, che è un peccato che
tu non possa essere qui davvero.”
E, nella
speranza che le distanze (per ciò a cui si tiene) vengano sempre accorciate, vi ringrazio per l'attenzione vi saluto calorosamente.
Alla
prossima.
Q.
VOTO