lunedì 4 marzo 2013

The Giver, Lois Lowry

The Giver- Il Donatore

Di Lois Lowry


"Non so che cosa intende con 'umanità intera' o 'infinite generazioni prima di lui'. Credevo che ci fossimo soltanto noi. Noi, adesso."


Immaginate un mondo senza Storia. Immaginate un mondo in cui ogni aspetto della vostra vita, dalla scelta del mestiere alla vita familiare, è severamente regolato, uniforme e indolore. 
In un futuro imprecisato, l'umanità è finalmente riuscita a sbarazzarsi della guerra, del dolore e delle malattie. Il risultato avrebbe dovuto essere un mondo perfetto, ma come aveva già capito Eraclito nel V secolo a. c. la vita si basa sull'interdipendenza degli opposti, che lottano tra loro ma non possono fare a meno l'uno dell'altro: se si rinuncia all'odio, si deve rinunciare anche all'amore; per evitare la guerra bisogna sacrificare la libertà umana.

Partendo da questa idea Lois Lowry avrebbe potuto scrivere un libro da cinque corvetti, invece  si guadagna un posto tra le mie delusioni letterarie del 2013:

-I personaggi risultano piatti e monodimensionali (probabilmente l'autore cercava di esprimere gli effetti di una vita uniformata, ma Jonas e Il Donatore, che ne dovrebbero essere esclusi, sono invece quelli più stereotipati)
-Tutta la prima parte del libro sembra incentrata sull'attesa della Cerimonia di Jonas. Jonas che ha gli occhi di un colore speciale. Jonas che è l'unico a non sognare quasi mai. Jonas che non si sente portato per nessun lavoro. Jonas che puzza un po' di Mary Sue. 
-Nella seconda parte Jonas affronta una situazione emotivamente molto difficile e mi è sembrato tutto troppo sintetico e improvviso. Anche qui le potenzialità ci sono ma non vengono sfruttate al meglio.
-Alla fine non ho neanche capito bene cosa è successo (a parte che un neonato vive di bacche per settimane), ma immagino che con il seguito diventi tutto più chiaro. Peccato che non lo leggerò.




Glacialis

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